LIDO TRE ARCHI
PROGETTI ANTROPOLOGICI
LIDO TRE ARCHI
Towards action research with trans women sex workers: Policy, space and social challenges
Journal of Community Psychology published by Wiley Periodicals LLC 2021
AUTHORS: Anna Zoli, Katherine Johnson, Giorgio Cingolani, Gianmarco Pulcini
Abstract
Trans women face multiple social, economic and health inequalities and the impact of gender oppression and violence is even more profoundly experienced by trans women sex workers, although in culturally specific ways. This paper presents a pilot study conducted to explore and engage with the context of trans women sex workers in Lido Tre Archi, Italy. In line with the community psychology values of social justice, social change and participation, we outline our engagement process and key challenges observed when attempting action research with such a highly marginalised group. Data were collected in the form of ethnographic notes from informal consultations with different stakeholders and participant observations, and of documents (newspaper articles, picture captions) and were analysed using thematic analysis. Findings are organised in three themes relating to the social, policy and physical context in Lido Tre Archi demonstrating evidence of the contextual challenges and how they intertwine to generate a spiral of marginalisation and social exclusion for the participants. We take a collaborative and reflexive stance in our work and conclude with recommended steps and potential limitations to initiate an action research project.


Progetto di ricerca “SGUARDI IN TRANSITO”
Lido Tre Archi è un quartiere del Comune di Fermo che si presenta come realtà multietnica composta di 2011 persone (1055 maschi, 956 femmine) di cui 766 sono stranieri (414 maschi e 352 femmine). Dei 766 stranieri, 229 provengono dall’Europa, 167 dall’Africa, 13 dall’America e 357 dall’Asia. Lido Tre Archi si trova a ridosso del mare Adriatico, si presenta di recente costituzione (1990) e risulta essere la municipalità con più alto numero di stranieri nel comune di Fermo. Qui l’abbandono comunitario e sociale e quindi l’assenza di una solidarietà organica (E. Durkheim) hanno creato le basi per una ghettizzazione e così tutte le dinamiche determinate e conseguenti alla marginalizzazione e così marginalizzanti, come la prostituzione ed il traffico di droga. Dinamiche che hanno vittimizzato e poi condotto alla più classica identificazione con l’aggressore (S. Ferenczi, A. Freud) attualizzando così la profezia che si auto-avvera (Merton, Rosenthal), categorie, già caratterizzate da un’alta vulnerabilità psicologica e sociale, i Transessuali. In un mondo come quello transessuale dove lo sguardo è essenziale e funzionale alla propria essenza, lo “sguardo dell’Altro “(Sartre) diventa terreno di una continua lotta tra condanna ed approvazione e compito dell’osservatore sarà portare quegli “occhiali rosa” (A. Lemma) che sono mancati alla vittima perché mancante di una “madre sufficientemente buona” (Winnicott) e così permettere alla vittima, in un’ottica di empowerment, quella consapevolezza sul proprio saper fare e saper essere (M. Fulcheri), facendo leva sulla propria resilienza.
L’intento del progetto è di effettuare una ricerca antropologica, socio-psicologica con il coinvolgimento di tre ricercatori di tre università italiane e straniere: Giorgio Cingolani, antropologo e regista cinematografico dottore di ricerca in Human Sciences presso l’Università degli Studi di Macerata, Gianmarco Puccioni, Psicologo, Docente presso “Psicologia clinica e della salute”, Università degli studi G. D’Annunzio di Chieti, Anna Zoli, Lecturer in Psychology, School of Applied Social Science University of Brighton.
La ricerca poggia le sue radici in un ambito multidisciplinare quale: Antropologia, Psicologia clinica, Arti visive ed antropologiche usando un approccio di ricerca partecipata.
Obiettivi della ricerca: - Studio etnografico del sistema con approfondimento delle esperienze di transizione - Dare voce ai partecipanti nel descrivere il proprio mondo interno ed esterno. Ricerca delle dinamiche transessuali interconnesse/prodotte dalla vulnerabilità sociale - Permettere alla persona partecipante di avere maggiori competenze e così avere un ruolo più attivo e agente nella e della propria vita
Ricerca con Transessuali focalizzandosi su:
Esperienze di vita quotidiana
Comprensione delle dinamiche interne dei partecipanti
La ricerca come mezzo per migliorare la vita dei partecipanti
Situazionismo culturale e sociale, co-causale della vulnerabilità transessuale
Approccio idiografico mirato alla ricostruzione di specifiche situazioni di vita
Mettere i soggetti al centro della ricerca
Utilizzo di metodi qualitativi come:
Interviste biografiche o storie di vita
Focus-group
Osservazione partecipata (osservazione degli spazi, del contesto sociale e dell’interazione sociale)
Analisi dei dati raccolti OBIETTIVI PRINCIPALI
Eventuale produzione di un film documentario con persone Trans, nello stile del “ciinema verité”
Pubblicazione di un articolo scientifico di ricerca su rivista accreditata.
Per mezzo di un percorso di coinvolgimento e lavoro in comune con le persone partecipanti al progetto si raccoglieranno, attraverso il metodo dell’intervista biografica, alcune storie di vita. Le interviste si configurano come una relazione partecipata: a differenza di altre tecniche d’indagine maggiormente orientate alla standardizzazione, l’intervista biografica, ispirata alla ricerca interpretativa, è volta a rilevare “le buone ragioni” che stanno alla base di determinate motivazioni, intenzioni, credenze dei soggetti (Trinchero, 2002). Per tale motivo, la conduzione dell’intervista biografica è simile a quella dell’intervista libera. All’intervistato, solitamente, non vengono poste domande già strutturate a priori quanto piuttosto viene “avviata” una comunicazione intervistatore-intervistato tramite lo stimolo “Parlami della tua esperienza di …” oppure “Raccontami la tua vita [a partire da]...”. Lo scopo che ci prefiggiamo è quello di raccontare i percorsi di vita di persone che sono tra le persone più discriminate e emarginate nel contesto sociale italiano ma anche quello di riuscire, parallelamente, ad analizzare meglio i concetti di maschile e femminile attraverso il coinvolgimento e l’inclusione di persone di identità di genere diverse, con le quali parleremo di femminile, di maschilismo, di definizioni di ruolo, di violenza di genere, di discriminazione e di marginalità e discriminazione. L’ambizione è quella di riuscire a concettualizzare in forma artistica i racconti di vita intersecando i racconti con sequenze di vita quotidiana. L’intervista biografica è un tipo di intervista a basso grado di strutturazione che si basa essenzialmente sulla storia di vita del soggetto intervistato. Tramite la narrazione di sé del soggetto, tale rilevazione permette la messa a fuoco dei vissuti dei singoli individui, facendo emergere le diverse dimensioni del vissuto, da quella cognitiva ed affettiva, a quella valoriale (D’Ignazi, 2013). La riflessione ex post di un’esperienza passata costituisce, infatti, una sorta di auto-racconto che “consente all’intervistato di spiegarsi e di argomentare, di dare, con le parole, un senso alla propria esperienza, di ri-costruire connessioni e modelli, di valutare e comparare in funzione del proprio divenire sociale” (Bichi, 2002). Le storie raccontate saranno quelle di persone che vivono lungo il tratto di litorale che va da Porto San Giorgio a Civitanova Marche. Le interviste e le sequenze girate seguendo la vita quotidiana dei partecipanti saranno la trama di un film tra documentario e cinema verité.