Il contesto sociale
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IL CONTESTO SOCIALE
L’Hotel House è un grande e isolato grattacielo condominiale. Si tratta di un edificio residenziale e commerciale situato in via Salvo D’Acquisto n.8 nella periferia sud della cittadina di Porto Recanati, in provincia di Macerata. Il condominio è strutturato in 16 piani, un seminterrato adibito a garage e 480 appartamenti, con una pianta a croce e al suo interno vivono circa 2000 persone provenienti da più di 40 paesi differenti.
Più del 90% dei residenti sono di nazionalità straniera e insieme rappresentano un sesto dell’intera popolazione del comune di Porto Recanati (12.264 inhabitants).
Il palazzo è urbanisticamente nettamente isolato dal resto della città circondato soltanto da barriere naturali – principalmente campi – e da grandi infrastrutture – autostrada, strada statale e ferrovia.
La costruzione ebbe inizio alla fine degli anni sessanta in pieno boom economico e fu scelta la zona periferica sud della città di Porto Recanati. A Porto Recanati nacque l’Hotel House, con scopi turistici e residenziali. Il progetto fu realizzato dall’impresa Antonio Sperimenti. L’inaugurazione dei lavori avvenne in forma estremamente solenne il 22 luglio 1967.
Potete leggere la storia singolare di questo edificio fin dalla sua inaugurazione nel luglio del 1967 ad oggi ai seguenti links:
http://www.portorecanatesi.it/POLIT_SOCIETA/HH/I40anniHotelHouse.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Hotel_House
Il quartiere dell’Hotel House, così come era stato progettato, occupava un’area di 40.000 mq di terreno di cui soltanto il 15%, ossia 6.000 mq, erano edificati. Tutta la restante area era destinata a parco-giochi per bambini, parcheggi, negozi, ristoranti, impianti sportivi e ricreativi (campi da tennis, sauna finlandese ecc…), e al verde. La dimensione del palazzo e la sua separazione e isolamento urbanistico sono frutto di una progettazione precisa e originale da parte del suo costruttore ispirato, come lui stesso dichiara, dall’Unité d’Habitation di Le Corbusier. L’idea del costruttore era quella di dare vita ad un condominio verticale, autosufficiente. In realtà, quella dell’Hotel House è la storia esemplare di una speculazione edilizia andata a finire male per una serie di motivi. Intanto, il condominio, che nei mesi estivi era abitato da un grande numero di persone, d’inverno si svuotava letteralmente.
Il progetto iniziale che riguardava l’area in cui sorge l’Hotel House si interruppe bruscamente: il cosiddetto corpo avanzato fu terminato in fretta e venduto diventando un’unità immobiliare a sé stante, separato dall’Hotel House. Soprattutto, tutti i servizi esterni previsti nel progetto iniziale non furono mai realizzati, lasciando in uno stato d’isolamento totale il condominio.
Iniziò lentamente a prendere forma quel processo di cambio di destinazione che trasformò in breve tempo l’Hotel House, da grande residence turistico per le vacanze in una piccola “città” in verticale destinata a nuovi residenti e a nuovi fini.
Dapprima furono accolte le popolazioni colpite dal terremoto, ma anche di molti collaboratori di giustizia, di militari della caserma dell’aeronautica di Porto Potenza Picena. Poi, a partire dagli anni ’90 in seguito all’impetuosa onda dello sviluppo economico della piccola e media impresa nelle Marche, sono iniziati ad arrivare i grandi flussi di immigrati attratti dalle possibilità di lavoro offerte dal territorio.
A fianco a Porto Recanati, città orizzontale e con una popolazione con una composizione sociale omogenea e stabile, è sorta in poco tempo una nuova città in verticale aperta a tutto il mondo, cresciuta rapidamente e sottoposta a continui cambiamenti demografici nel corso degli anni a seguire.
Il profilo residenziale dell’Hotel House al 30 marzo 2015 ci mostra che sono presenti 573 famiglie con 1680 residenti: 1180 maschi e 500 femmine. I cittadini italiani risultano essere 261 (di cui però 171 di origine straniera che hanno preso la cittadinanza italiana) e 1419 stranieri.
A questi vanno aggiunti coloro che non sono registrati in quanto non in regola con i documenti o perché ospitati da parenti o amici per un periodo più o meno limitato di tempo. Inoltre d’estate vanno sommati un centinaio di persone e forse molte di più (senegalesi, bangladesi e pakistani soprattutto) che arrivano all’Hotel House per lavorare come venditori ambulanti nelle spiagge affollate di turisti. Se prendiamo le ultime statistiche attendibili disponibili sul totale degli abitanti del condominio, notiamo che nel 94,5% dei casi si tratta di persone immigrate o di origine immigrata, provenienti principalmente da cinque Paesi: Senegal, Bangladesh, Pakistan, Tunisia e Nigeria.
In generale, però, l’Hotel House è diventato un luogo caratterizzato dall’eterogeneità delle provenienze (più di quaranta nazionalità), tanto che nessun gruppo nazionale supera il 25% del totale delle presenze. Oltre a essere un contesto eterogeneo da un punto di vista demografico, l’Hotel House è anche un palazzo ad alta densità demografica e un luogo caratterizzato da una forte mobilità, proprio perché abitato da popolazioni migranti.
Siamo dunque di fronte ad una sorta di “città verticale” decisamente fuori scala rispetto al contesto, una città cresciuta si può dire suo malgrado, che però è il frutto delle volontà di volta in volta messe in pratica dai vari attori coinvolti (i proprietari, le agenzie immobiliari, i migranti stessi).
Le istituzioni hanno avallato colpevolmente questo processo senza mettere in atto programmi o progetti che potessero organizzare l’accoglienza e l’insediamento dei migranti all’interno della cittadina di Porto Recanati, senza tentare mai di orientarlo o regolarlo e quindi hanno in qualche modo “favorito” il costituirsi di quello che ormai molti chiamano “mondominio” come lo ha definito il sociologo Adriano Cancellieri.
Le istituzioni locali si sono preoccupate soprattutto di non intaccare gli equilibri di una cittadina di mare che vive essenzialmente di turismo e quindi si è cercata la distanza sociale, che in questo caso è anche tangibile fisicamente, tra i nuovi arrivati e i residenti cercando di dare meno visibilità possibile al fenomeno migratorio. Il palazzo con la sua mole ingombrante è inevitabilmente impossibile da occultare ma allo stesso tempo rimane lontano in quanto capace di distanziare la presenza degli stranieri dal centro abitato.
Certo anche a causa delle numerose problematiche e interrogativi che propone, il grattacielo e i suoi abitanti naturalmente sono soggetti a stereotipi e pregiudizi di ogni genere frutto di approcci non complessi e di scarsa conoscenza diretta del luogo e delle situazioni di chi ci vive. Conosciuto principalmente per le attività illegali che vi si svolgono che salgono spesso agli onori della cronaca, l’Hotel House negli ultimi anni è degradato da un punto di vista strutturale fin quasi all’inagibilità (per esempio, funzionano un ascensore e un montacarichi su 8 per circa 2000 persone e 16 piani, ci sono problemi al sistema di sicurezza antincendio in tutto il palazzo con scale antincendio fuori uso da anni e mancanza di estintori e altro, garage e sotterranei chiusi per mancanza di rispetto delle norme di sicurezza) e manifesta segni di una crisi sociale e umana profonda dovuti alla condizione di abbandono del luogo e dei suoi abitanti.
Tuttavia anche se la realtà architettonica risulta quasi compromessa, emana da questo spazio sociale una vitalità e varietà di risorse endogene che attendono solo di essere attivate ed è questo il motivo principale che ci ha spinto ad intraprendere il progetto. Il film quindi è un’opportunità per costruire un prodotto necessario per evitare l’isolamento e il senso di abbandono in cui versa la struttura e i suoi abitanti, per dare un’occasione ai ragazzi di proporsi e raccontarsi in una forma artistica loro congeniale, ma soprattutto farne un oggetto di promozione di un azione sociale e culturale che possa sostenere un cambiamento significativo specialmente per le nuove generazioni.
Più del 90% dei residenti sono di nazionalità straniera e insieme rappresentano un sesto dell’intera popolazione del comune di Porto Recanati (12.264 inhabitants).
Il palazzo è urbanisticamente nettamente isolato dal resto della città circondato soltanto da barriere naturali – principalmente campi – e da grandi infrastrutture – autostrada, strada statale e ferrovia.
La costruzione ebbe inizio alla fine degli anni sessanta in pieno boom economico e fu scelta la zona periferica sud della città di Porto Recanati. A Porto Recanati nacque l’Hotel House, con scopi turistici e residenziali. Il progetto fu realizzato dall’impresa Antonio Sperimenti. L’inaugurazione dei lavori avvenne in forma estremamente solenne il 22 luglio 1967.
Potete leggere la storia singolare di questo edificio fin dalla sua inaugurazione nel luglio del 1967 ad oggi ai seguenti links:
http://www.portorecanatesi.it/POLIT_SOCIETA/HH/I40anniHotelHouse.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Hotel_House
Il quartiere dell’Hotel House, così come era stato progettato, occupava un’area di 40.000 mq di terreno di cui soltanto il 15%, ossia 6.000 mq, erano edificati. Tutta la restante area era destinata a parco-giochi per bambini, parcheggi, negozi, ristoranti, impianti sportivi e ricreativi (campi da tennis, sauna finlandese ecc…), e al verde. La dimensione del palazzo e la sua separazione e isolamento urbanistico sono frutto di una progettazione precisa e originale da parte del suo costruttore ispirato, come lui stesso dichiara, dall’Unité d’Habitation di Le Corbusier. L’idea del costruttore era quella di dare vita ad un condominio verticale, autosufficiente. In realtà, quella dell’Hotel House è la storia esemplare di una speculazione edilizia andata a finire male per una serie di motivi. Intanto, il condominio, che nei mesi estivi era abitato da un grande numero di persone, d’inverno si svuotava letteralmente.
Il progetto iniziale che riguardava l’area in cui sorge l’Hotel House si interruppe bruscamente: il cosiddetto corpo avanzato fu terminato in fretta e venduto diventando un’unità immobiliare a sé stante, separato dall’Hotel House. Soprattutto, tutti i servizi esterni previsti nel progetto iniziale non furono mai realizzati, lasciando in uno stato d’isolamento totale il condominio.
Iniziò lentamente a prendere forma quel processo di cambio di destinazione che trasformò in breve tempo l’Hotel House, da grande residence turistico per le vacanze in una piccola “città” in verticale destinata a nuovi residenti e a nuovi fini.
Dapprima furono accolte le popolazioni colpite dal terremoto, ma anche di molti collaboratori di giustizia, di militari della caserma dell’aeronautica di Porto Potenza Picena. Poi, a partire dagli anni ’90 in seguito all’impetuosa onda dello sviluppo economico della piccola e media impresa nelle Marche, sono iniziati ad arrivare i grandi flussi di immigrati attratti dalle possibilità di lavoro offerte dal territorio.
A fianco a Porto Recanati, città orizzontale e con una popolazione con una composizione sociale omogenea e stabile, è sorta in poco tempo una nuova città in verticale aperta a tutto il mondo, cresciuta rapidamente e sottoposta a continui cambiamenti demografici nel corso degli anni a seguire.
Il profilo residenziale dell’Hotel House al 30 marzo 2015 ci mostra che sono presenti 573 famiglie con 1680 residenti: 1180 maschi e 500 femmine. I cittadini italiani risultano essere 261 (di cui però 171 di origine straniera che hanno preso la cittadinanza italiana) e 1419 stranieri.
A questi vanno aggiunti coloro che non sono registrati in quanto non in regola con i documenti o perché ospitati da parenti o amici per un periodo più o meno limitato di tempo. Inoltre d’estate vanno sommati un centinaio di persone e forse molte di più (senegalesi, bangladesi e pakistani soprattutto) che arrivano all’Hotel House per lavorare come venditori ambulanti nelle spiagge affollate di turisti. Se prendiamo le ultime statistiche attendibili disponibili sul totale degli abitanti del condominio, notiamo che nel 94,5% dei casi si tratta di persone immigrate o di origine immigrata, provenienti principalmente da cinque Paesi: Senegal, Bangladesh, Pakistan, Tunisia e Nigeria.
In generale, però, l’Hotel House è diventato un luogo caratterizzato dall’eterogeneità delle provenienze (più di quaranta nazionalità), tanto che nessun gruppo nazionale supera il 25% del totale delle presenze. Oltre a essere un contesto eterogeneo da un punto di vista demografico, l’Hotel House è anche un palazzo ad alta densità demografica e un luogo caratterizzato da una forte mobilità, proprio perché abitato da popolazioni migranti.
Siamo dunque di fronte ad una sorta di “città verticale” decisamente fuori scala rispetto al contesto, una città cresciuta si può dire suo malgrado, che però è il frutto delle volontà di volta in volta messe in pratica dai vari attori coinvolti (i proprietari, le agenzie immobiliari, i migranti stessi).
Le istituzioni hanno avallato colpevolmente questo processo senza mettere in atto programmi o progetti che potessero organizzare l’accoglienza e l’insediamento dei migranti all’interno della cittadina di Porto Recanati, senza tentare mai di orientarlo o regolarlo e quindi hanno in qualche modo “favorito” il costituirsi di quello che ormai molti chiamano “mondominio” come lo ha definito il sociologo Adriano Cancellieri.
Le istituzioni locali si sono preoccupate soprattutto di non intaccare gli equilibri di una cittadina di mare che vive essenzialmente di turismo e quindi si è cercata la distanza sociale, che in questo caso è anche tangibile fisicamente, tra i nuovi arrivati e i residenti cercando di dare meno visibilità possibile al fenomeno migratorio. Il palazzo con la sua mole ingombrante è inevitabilmente impossibile da occultare ma allo stesso tempo rimane lontano in quanto capace di distanziare la presenza degli stranieri dal centro abitato.
Certo anche a causa delle numerose problematiche e interrogativi che propone, il grattacielo e i suoi abitanti naturalmente sono soggetti a stereotipi e pregiudizi di ogni genere frutto di approcci non complessi e di scarsa conoscenza diretta del luogo e delle situazioni di chi ci vive. Conosciuto principalmente per le attività illegali che vi si svolgono che salgono spesso agli onori della cronaca, l’Hotel House negli ultimi anni è degradato da un punto di vista strutturale fin quasi all’inagibilità (per esempio, funzionano un ascensore e un montacarichi su 8 per circa 2000 persone e 16 piani, ci sono problemi al sistema di sicurezza antincendio in tutto il palazzo con scale antincendio fuori uso da anni e mancanza di estintori e altro, garage e sotterranei chiusi per mancanza di rispetto delle norme di sicurezza) e manifesta segni di una crisi sociale e umana profonda dovuti alla condizione di abbandono del luogo e dei suoi abitanti.
Tuttavia anche se la realtà architettonica risulta quasi compromessa, emana da questo spazio sociale una vitalità e varietà di risorse endogene che attendono solo di essere attivate ed è questo il motivo principale che ci ha spinto ad intraprendere il progetto. Il film quindi è un’opportunità per costruire un prodotto necessario per evitare l’isolamento e il senso di abbandono in cui versa la struttura e i suoi abitanti, per dare un’occasione ai ragazzi di proporsi e raccontarsi in una forma artistica loro congeniale, ma soprattutto farne un oggetto di promozione di un azione sociale e culturale che possa sostenere un cambiamento significativo specialmente per le nuove generazioni.
Nel giugno del 1973 l’impresa che costruì il palazzo, per una serie di investimenti andati male, dichiarò il fallimento e il suo titolare, Antonio Sperimenti, poco dopo, si suicidò.
Per quanto riguarda i minori presenti all’Hotel House, sono residenti 439 minorenni (26,13% degli abitanti del palazzo, 242 Maschi e 197 Femmine). Di questi 162 sono adolescenti tra 11 e 19 anni di età. Se prendiamo le ultime statistiche disponibili sul totale degli abitanti del condominio, notiamo che nel 94,64% dei casi si tratta di persone immigrate o di origine immigrata, provenienti principalmente da cinque Paesi: Senegal, Bangladesh, Pakistan, Tunisia e Nigeria. Tuttavia, va rilevato che nessun gruppo nazionale supera il 25% del totale delle presenze ma che i primi tre gruppi arrivano al 60,95% della popolazione totale del palazzo.